Lo so, lo so... ora mi faranno nero, ma chissene...
l'ennesimo plagio mascherato da "omaggio"...
"tributo"..."citazione"... ma sempre plagio rimane.... poi
non lamentiamoci se il fumetto è ancora considerato una sub-cultura...
Gli imbecilli che mi offenderanno, verranno immediatamente
cancellati dal mio profilo facebook, e cancellati i loro commenti sul blog...
tranne chi avrà qualcosa di intelligente da dire e i troppi ridicoli...
Buona goduria del citazionismo becero...
L'autore si
giustificherà che glielo hanno suggerito/imposto... poteva rifiutare... io lo
feci per molto meno... tanti altri lo fecero per molto meno.
...to be continued... speriamo senza vergogna...
Qui ci sarebbe da vagliare la terminologia prima di cominciare a discutere. In senso stretto possiamo definire quella copertina come plagio, ovvero "appropriazione, tramite copia totale o parziale, della paternità di un'opera dell'ingegno altrui". Ma un'interpretazione così stretta andrebbe a colpire anche chi, ad esempio, si cimenta con le anatomie tenendo sottomano i volumi di Burne Hogarth. Tenendo conto che tutte le copertine de "i colori della paura" (o almeno tutte quelle che ho visto io) rimandano a altre opere del cinema, fumetto, illustrazione ecc... direi che qui l'intenzione di "appropriarsi della paternità dell'opera" non ci sia. Mi sembra palese il lavoro citazionistico. Da qui a chiamarlo becero poi credo sia solo una questione di gusti personali. A me, personalmente, piace e non lo trovo un atto di "sudditanza" tra media diversi (come detto c'erano altre copertine che omaggiavano altri fumetti). Casomai il riconoscimento di un artista ad un altro, un atto di stima.
RispondiEliminaNon in questo caso. La citazione sarebbe stata valida se DyD camminava e sul muro c'era la locandina di "Profondo Rosso" o la locandina fosse rivisitata... La legge stabilisce la differenza tra plagio e no... basta leggersi la legge sui diritti d'autore italiana e internazionale... ma d'ora in poi mi sentirò libero di citare anche io, ma guai chi lo farà con me... buon to be o not to be...
RispondiEliminaMi permetto di essere d'accordo con il signor Gagliardi. Senza polemica. Credo anch'io come il ns anfitrione nel dialogo costruttivo. Penso che questa copertina sia stata realizzata proprio per richiamare alla memoria dello spettatore un film che si considera parte dell'immaginario collettivo, soprattutto della generazione che in quel 1986 in cui Dylan Dog ha cominciato la sua corsa.
RispondiEliminaLa creatura di Sclavi , tra l'altro, ha fatto della citazione in ottica post moderna - non dimentichiamo che esordisce negli anni di Tondelli e dei Valvoline massmediali , tanto per fare un paio di esempi - un elemento portante e per tanto tempo vincente.
Siamo in un paese libero, democratico e non sempre civile. Io rispetto la tua idea e ne discutiamo, altri non discutono la mia e mi insultano. Per non esserci "plagio", "copia", "citazione" ecc non bisogna trarne un utile e si dovrebbe (non lo fa nessuno) chiedere preventivamente il consenso all'autore o agli aventi diritto. Scrivere chiaro da dove ci si è "ispirati" ed il nome dell'ispiratore. Nel caso letterario va bene in 2^ di copertina, di una copertina, sulla copertina...
RispondiEliminaPino Rinaldi ha pienamente ragione .
RispondiEliminaIn ogni modo per quel che mi ricordo io semplice lettore, già nei primi tempi il citazionismo dylandoghiano "inventato" da Sclavi mi aveva stufato: e quel personaggio aveva la faccia di Mickey Rourke (però si comportava come Rutger Hauer); e il giornale di domani; e Crandall Reed; e in quella vignetta c'era quella faccia, quel nome, quella situazione, che se la riconoscevi eri un ganzo.
RispondiEliminaLe fanzine ci andavano matte, per questo trucchetto.
Per cosa vale la mia opinione, non era proprio un "plagio", ma di sicuro mi sembrava un trucco furbo per sostenere la storia, un trucco abilissimo perché comunque Sclavi è un ottimo scrittore.
Non voglio dire che si mettessero le mani avanti dicendo "guardate che non sto 'plagiando', sto 'citando-omaggiando'", ma insomma...
Poi visto il successo, questa mania del "meta-citazionismo" si è estesa a macchia d'olio (Dylan Dog, Nathan Never, Zona X) e purtroppo non tutti avevano l'abilità di Sclavi.
Alla fine il "divertimento" consisteva nello scoprire le citazioni, usate come "tasselli" per comporre le storie.
Che palle!
Persino Nizzi intitolò una storia di Tex "L'oro di Klaatu".
Mai capito perché, non poteva fare "L'oro di Penna Rossa"?
Secondo me tenere conto della lezione anatomica di Hogarth non significa plagiarlo, se no potremmo anche dire che Hogarth plagia Michelangelo.
EliminaEssere swiper di Hogarth significa mettere in faccia al nostro personaggio l'espressione incazzata del Tarzan o del Drago di Hogarth.
Sempre opinione personale :)
Anzi, non era Nizzi, era Canzio.
EliminaHo citato male :D
Chi tiene oggi come riferimento le anatomie di Hogarth? Potrebbe servire ai principianti per imparare, ma non per realizzare un buon fumetto non fatto da lui... Posizioni troppo barocche e finte per i gusti di oggi. Adesso esistono foto di culturisti per imparare l'anatomia. Tarzan e Dago di Hogarth non erano mai incazzati, ma torvi. Tutto era filtrato dagli anni quaranta e i gusti di allora.
RispondiEliminaOpinione personale di un fumettaro di lunga data :)
"Torvi", giusto.
RispondiEliminaA volte non ti viene la parola.
Per me, quando è una citazione andrebbe spiegata con tanto di didascalia, anche per maggiore completezza dell'intento. Altrimenti da spazio a facili sospetti di plagio, oppure non da tutti viene intesa, come in questo caso, io mica sapevo che era la locandina di Profondo Rosso.
RispondiEliminaIo ne ricordavo un'altra.
EliminaNegli anni 90 venni a contatto come sceneggjatore
RispondiEliminacon Queirolo. Proposi delle storie originali che
mi vennero accettate. Poi mi fu proposto il metodo di scrittura Bonelli: prendi due o tre film noti, li frulli assieme e hai la storia. La cosa mi disgusto'.
La mia vita lavorativa prese una piega differente, visto che per me i fumetti erano solo un divertimento.
Fatto sta che da allora non riesco a leggere piu' un fumetto Bonelli post 1980.
avevo fiutato l'aria da un pezzo... sono "furbi" loro!!!
EliminaBasterebbe essere umili, e tutto si spiegherebbe!
EliminaMi è capitato che leggendo un'albo a fumetti ho riconosciuto una scena di un noto film visto e rivisto, riproposta tale e quale.
RispondiEliminaAnche se per qualcuno la cosa può essere una citazione, a mio parere provoca la distrazione del lettore che in quel momento è concentrato nella lettura e sui disegni. A me ha fatto questo effetto.
Che poi, a pensarci bene, c'erano tanti modi per illustrare una scena come quella, senza che la storia perdesse di qualità.
Per me è una stupidaggine inutile.
Ciao Pino