Per me disegnare "Caccia alla Strega" fu uno dei
lavori più difficili della mia carriera. Mi spiego:
Non per la difficoltà della storia, ma venivo da qualche
anno di inattività in campo fumettistico, deciso a far altro per vivere, quando
mi si riaprirono le porte del marcato dell'editoria, e che porte: La Daim
Press, quella che oggi tutti chiamiamo Sergio Bonelli Editore. Non era ancora
leader del settore, ma a naso lo si intuiva:
Voleva svecchiare i suoi disegnatori e cominciò a prenderne
di nuovi...
Il mio problema era rimettermi in carreggiata dopo anni di
inattività e disegnare bambini... uno tra i soggetti più difficili da
disegnare: o ti vengono dei cartoni animati in un contesto realistico, o tanti
nani travestiti da bambini... e poi la recitazione, loro si muovono,
gesticolano diversamente da noi.
Avevo affittato a Centocelle una stanza con bagno che
fungeva da mio studio a £50.000 al mese... di fronte c'era un bar con forte
spaccio di droga...Io non lo sapevo e ci compravo regolarmente birre e latte...
aprii gli occhi dopo una retata in grande stile...
Ad un centinaio di metri un grande giardino pubblico pieno
di bambini... io cominciai ad osservarli e la polizia ad osservare me... delle
mamme li avevano allertati di uno strano individuo che si aggirava per il
parco.Cominciai a disegnarli dal vivo e la polizia capì... anche se un C.C. era
convinto che fosse "pedofilia" anche disegnare bambini vestiti...
Morale della favola, quasi tutti i bambini dovetti
ridisegnarli, secondo l'editore, i bambini non si muovono in quel modo in un
fumetto.
Posto i pochi esempi che si scordarono di farmi ritoccare...
La prima vignetta con la bambina ancora pupazzetto è solo
per far vedere il giardino pubblico...
...to be continued...
Interessante questa parola "recitare", mi fa venire in mente Letteri.
RispondiEliminaHo sempre pensato che fosse il migliore nella caratterizzazione dei personaggi, nel ricercare espressioni "che non ti aspetti", di modo che guardando una faccia puoi capire il carattere del personaggio.
L'impressione è che nessuno dei personaggi di Letteri abbia mai la faccia "simile" a quella di un altro.
Per esempio i fratelli De Rosales della banda dei "Locos". Se li guardi in faccia capisci subito che Martin, il maggiore, è il capo, ma Ricardo è quello "con le palle".
Stessa cosa per Tonito, o per Quemado il curandero e persino per Carlos Maquedo, li guardi e capisci il loro carattere: impressionante.
Non so come spiegare, nella mia ignoranza direi che Galep, pur bravissimo, non sapeva "far recitare" graficamente, ma aveva una gamma di espressioni definita, cosa che non migliorava con il passare del tempo.
Anche Nicolò, per dirne un altro, era bravissimo ma più incline alla stereotipizzazione rispetto a Letteri.
Rimanendo in Tex, direi che Civitelli si avvicinava di più al modo di far recitare che aveva Letteri, che comunque era il migliore. Mah, probabilmente sto bestemmiando.
Per me "recitare", non è la caratterizzazione del volto e del corpo, ma le movenze e le espressioni come :ridere, piangere ecc... zoppicare, grattarsi, ecc... Ricordo un tassativo in SBE non far mai recitare i personaggi principali, loro avendone passate tante non esprimono emozione(?). Le donne, altrimenti si imbruttiscono(?). I vecchi con moderazione stereotipata, altrimenti si offendono(?)... alla fine , tranne qualche cattivo, dovevano essere ritratti tutti come sagome...
RispondiEliminaRaccontava anni fa Saturnino Manfredi di quando - nel passaggio al teatro al cine - gli era stato consigliato di mettere la sordina alla sua recitazione da palcoscenico.
RispondiEliminaPare che Gary Cooper fosse bravissimo nel servire il nuovo medium - chi era sul set era convinto che quella roba moscia sarebbe stata da buttare fino alla proiez dei giornalieri - e quindi in un certo senso il primo attore " moderno".
Anche Micheluzzi era convinto che un segnetto in più facesse di una bella donna una creatura meno attraente.
Il linguaggio del corpo è davvero difficile da rendere nella pagina fumettata.
Mi pare comunque che ultimamente - almeno in progetti speciali come il Dog Color Fest di Ausonia, Marco Galli e Aka B - sia permesso anche in SBE di giocare con i tratti e le espressioni del protagonista.
Per fortuna ci siamo evoluti da allora... grazie anche ai pochi che nonostante gli venisse vietato, tentarono lo stesso...
RispondiEliminaIndubbiamente. Una altra leva è stato il mercato: sempre meno lettori spingono e spingeranno gli editori mainstream a cercare soluzioni che seducano anche coloro che si sono allontanati dal medium o non si sono mai avvicinati.
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