venerdì 20 gennaio 2012

il mio metodo di lavoro # 9: "LA GABBIA E IL FORMATO "


In America, tranne casi eccezionali, tutte le case editrici di fumetti, adottano due  formati di gabbia standard. Uno per il fumetto "canonico", mentre l'altro per poter disegnare a tutta pagina, senza lasciare spazi bianchi. E' a carico delle case editrici rifornire i disegnatori di fogli di cartoncino su cui disegnare con la gabbia prestampata in azzurro (per chi non lo sapesse, nella stampa in bianco e nero l'AZZURRO è invisibile).Questi stessi fogli si possono comprare in qualunque negozio di cartoleria o centro commerciale degli States.
Noi ci occuperemo del fumetto "canonico", in cui  si disegna solo dentro la "GABBIA" .
In Italia invece, ogni editore si sente in dovere di adottare un proprio formato, mettendo nel panico noi miseri disegnatori. Non si può lavorare in formato di stampa, essendo troppo piccolo (se foste Superman, potreste usare la "vista telescopica", ma credo che tra i vostri super-poteri non  sia incluso il dono del disegno) , nasce l'esigenza di ingrandire il formato in proporzione alla propria vista.
I MATEMATICI  hanno ovviato in tale proposito con una formula matematica:  A:B=C:D  (le PROPORZIONI MATEMATICHE)
Sapendo le misure di stampa, ipotizziamo cm.17x21 e volendole trasformare in 38 cm. l'altezza, la formula si applicherebbe così : 21(altezza di stampa):38(altezza dell'originale)=17:X. dove la "X" sarebbe la misura della base dell'originale a noi sconosciuta...
Di solito i disegnatori di fumetti non sono dei buoni matematici...gli unici conti che sanno fare, è se hanno ricevuto più o meno denaro come compenso a pagina, e come mai aumenti il costo della vita e non la loro provvigione..".MHA'! MISTERO DELLA MATEMATICA!!!!"... perciò, diligentemente riportano su di un foglio di carta la gabbia del formato di stampa, prolungando le altezze(alle dimensioni volute...diciamo come prima cm.38)   facendole congiungere con la diagonale del formato...dove si intersecano, è la larghezza giusta, se non erro dovrebbe essere cm.27. Non sto BESTEMMIANDO! Sui disegni che vi ho preparato, dovrebbe essere tutto più più chiaro e semplice...almeno spero...             ...to be continued...

15 commenti:

  1. Interessantissimo post! le ultime tavole che sto facendo per P@per sono in formato 1:1, 17X21...volevo fare un esperimento.

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  2. Pino! a me 27 cm non esce da nessuna parte, e nemmeno il 25,5 del disegno.. vedi che ti hanno imbrogliato anche sulla paga! ha ha hah..

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  3. P.S. "sono nella 'GABBIA' ma libero".. ah ah ah, stupendo!

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  4. @NIKI:
    Non ho a disposizione la calcolatrice, le misure le ho date a memoria,poi rincontrollo...ma la formula funziona! Ragazzo di MALAFEDE!!!!
    @MAURO:
    Vuoi forse emulare "SUPERMAN"?...Sul primo numero di Nathan Never, ci provò anche Castellini a disegnare in formato uno a uno, credendo che avendo il formato più piccolo avrebbe fatto prima...io ero scettico, ci scommettemmo una cena...aspetto ancora che me la paghi...dopo una ventina di pagine tornò al formato grande...disegnare microscopico, non solo è approssimativo ma fa perdere più tempo!!!!
    Neal Adams,Roberto Diso e altri mie illustri colleghi disegnano la prima bozza della pagina in formato di stampa( per avere una idea di massima del risultato finale), ma poi in fase di realizzazione la ingrandiscono, o a occhio o con la fotocopiatrice...

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    1. Non penso di ripetere l'esperimento, di solito disegno su fogli da 24x33.

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  5. ma secondo me non ha senso disegnare su un formato piccolo quale può essere quello di stampa.. a meno che non siano strisce umoristiche con pochi dettagli o uno stile comunque più sintetico..

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  6. Molti lo vorrebbero fare, per avere la massima leggibilità in stampa,per potersi rendere conto se nella pagina si sta mettendo troppo o poco...potrebbe(forse) funzionare agli inizi, ma poi ti fai gli "occhi"
    Il "forse" sarebbe che in stampa, la resa finale non è causato solo dal formato, ma dal tipo di carta (BONELLI è poroso, perciò l'inchiostro dilata. All'AUREA è liscia, i segni si vedono tutti anche quelli che non volevi far vedere.). La qualità delle pellicole, gli inchiostri usati , le dimensioni della stampa, se è o meno colorato...insomma le varianti sono troppe per essere sicuri al 100% il risultato finale.

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  7. Pino, ti stai riferendo certamente ai settimanali targati Aurea/Eura, non ai loro Bonellidi che magari avranno una carta meno porosa...ma in quanto a dettagli è meglio lasciar perdere!
    Tavole sbiadite, effetto "timbro" tra pagine opposte...a fronte di un prezzo in linea (quando non più alto) di quelli della casa editrice milanese...

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  8. OOPPSS...perdona! Per errore ho cancellato il tuo commento sull'omino buffo...L'OMINO BUFO di Alfredo Castelli non lo conoscevo, lo conobbi quando mi autografò con dedica un mio Martin Mystère, invece ero un fan sfegatato di "SKELETRINO", purtroppo non volle disegnarmelo.
    Per quanto riguarda la perdita di dettagli, effetto "timbro" eccetera, sfondi una porta aperta.

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  9. Non sapevo che i fogli già squadrati in America fossero di libera vendita, pensavo che gli editori li elargissero generosamente ai collaboratori.

    Pino, ma è vero che Alan Davis agli esordissimi, quando disegnava le prime tavole durante le pause del suo lavoro di magazziniere, disegnava in formato 1:1 perchè non sapeva (o non lo avevano informato) del fatto della riduzione in fase di stampa?

    Quoto Federico sulla qualità di stampa Eura (e credo anche Aurea), per certi dettagli di Altuna abbiamo dovuto aspettare la Planeta... ma forse con "quelli che non volevi far vedere" intendevi i segni dovuti a una pressione delle dita, alla sbavatura dell'inchiostro e ad altri "incidenti" occasionali più che le tracce sottostanti della matita?

    La tecnica della diagonale la usavi anche in Bonelli? Se non sbaglio adesso i disegnatori usano tre misure standard (24x33, 33x48 e una intermedia, i formati standard che si trovano in commercio, insomma).

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  10. @ Luca: i fogli si vendono liberamente anche sul "Previews", il catalogo di tutto lo scibile che riguarda i comic books.
    E da anni...

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  11. @LUCA:
    In America, le case editrici per poter mantenere i diritti d'autore, sono costrette, in teoria nel dover rifornire tutto il materiale, compreso la logistica.In teoria, perché io non ho mai voluto il rifornimento di gomme e matite, la carta sì! Mi gasava disegnare sulla carta col simbolo della MARVEL...La carta la puoi anche comprare, perché potresti essere un disegnatore indipendente che propone i propri personaggi. Sulla storia di Alan Davis, non ne sono informato, credo che la verità sia nel mezzo, quando avrà iniziato a disegnare non glielo spiegò... Da Bonelli usavo un formato di cm.27x38, ottenuto con la diagonale. I segni che si vedono quando non lo si desidera, sono le mancate cancellature di matita, segni troppo fini di inchiostro che quando decidi di farli vedere non vengono , invece quando sono involontari....

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  12. Ti sei fatto autografare un albo di M.M. da Castelli...sei proprio un fan, uno di noi, prima di essere un professionista.
    Son cose che colpiscono sempre ;-)
    Tranquillo per la cancellazione del post...è stato BUFISSIMO!

    @Luca L.: si purtroppo la scarsa qualità di stampa (dei loro Bonellidi tipo J.D.) perdura tuttora, nonostante il "passaggio di testimone".
    Anche Pino è stato "colpito" da simile approssimazione della curatela del prodotto...vedi la ristampa in volume del suo Willard (I Giganti dell'Avventura): un paio di tavole, almeno nella mia copia, non tanto sbiadite quanto APPANNATE!
    Comunque blog molto interessante il tuo (come il portale di FUCINE MUTE) anche per le lunghe e approfondite interviste agli autori. "Cosa sono le nuvole" è un vertice, imho, della poetica (e della cinematografia) Pasoliniana (lo script in romanesco è anche più forte), ti sei scelto un titolo importante. Chapeau!

    Pino: we want more lessons!

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  13. CERTO! Prima di essere un professionista del settore sono un appassionato e lettore...Incontrai la prima volta A.Castelli a Milano a pranzo, per commissionarmi ufficialmente Martin Mystère... non ero emozionato che dopo un paio d'anni di fermo nei fumetti, ricominciavo a lavorare, ma perché un mostro sacro del comidom nostrano era a pranzo con me. Adesso per esempio, mi viene da ridere quando gioco e scherzo con "divinità" del fumetto mondiale... se me l'avessero detto trent'anni fa, non ci avrei mai creduto.
    Con Luca spesso ci perdiamo in chiacchierate chilometriche, e mi stupisce sempre l'umiltà di una persona così preparata.

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